"La semplicità è la virtù della persona che è
priva di artificio e affettazione, che non finge e non è preoccupata
della propria immagine o della propria reputazione, che non è mossa da
calcolo, è trasparente e naturale. Ma per viverla bisogna tornare
all’essenziale, semplificando tanti aspetti della propria vita."
Oggi giorno sempre più si ascoltano notizie legate alla distruzione dei valori umani; altelegiornale trascorrono fatti etici che descrivono l'uomo capace della distruzione del mondo e delle sue virtù. Ecco che mi sono permessa di ricorrere a questo spazio proprio per discuterne con tutti voi lettori. Partecipando ad un incontro religioso, l altro giorno si trattava proprio di questo argomento e il relatore portò in esame alcune parole di Don Bosco e non solo.
Si trattò appunto della modernità della vita in quanto di spettacolo e consumi, società sempre più complessa, che fa sentire forse in modo più acuto il
bisogno di ritorno all’essenziale, di riduzione della complessità, di
semplificazione della vita stessa. Una semplificazione che deve ripartire a partire dalle nostre relazioni interpersonali e dainostri stessi comportamenti nei confronti della realtà che ci circonda.
A questo discapito ecco che si arriva al fulcro della discussione proprio nel momento in cui si
descrive la semplicità in sè. Si può affermare che essa si riscontra nella
persona priva di artificio e affettazione, che non finge e non si preoccupa della propria immagine o della propria reputazione, in quanto è trasparente e naturale. Semplicità è
autenticità, distacco, serenità, modestia; suoi opposti sono il
narcisismo, la presunzione, il sussiego, il fasto, lo snobismo,
l’artificio, la doppiezza, la complessità. La semplicità è quiete contro
inquietudine, leggerezza contro gravità, spontaneità contro
riflessione.
"La semplicità non è una virtù che si aggiunge
all’esistenza. È l’esistenza stessa, in quanto nulla vi si aggiunge.
Sicché è la più lieve delle virtù, la più trasparente, e la più rara." -Comte Sponville A.
Proprio parlando
di semplicità si affaccia spontaneamente alla mente l’immagine del
bambino: egli si presenta come una persona ridotta alla sua espressione
più semplice, è la vita senza menzogne o esagerazioni, è libertà e
leggerezza, è incuranza, è immediatezza. J. Guitton parla della
semplicità – pur non in modo così diretto – quando, in un’immaginaria lettera a un bimbo piccolo, così si rivolge a lui: «I grandi ti
insegneranno lo sforzo. Tu insegnerai loro l’atto dell’abbandono che si
chiama grazia. Noi ti daremo le regole. Tu, in cambio, ci darai la tua
fantasia, la tua innocenza. Ti imponiamo la nostra gravità, tu ci
insegni l’allegria. Ti spieghiamo che tutto è più difficile di quanto tu
creda. E tu insegni alle nostre fronti già coperte di rughe che tutto è
più facile di quanto non si fosse creduto!».
Nessun commento:
Posta un commento